Settembre 19, 2024

La diga del Vajont una strage che si poteva evitare

di ALLISON BOLZONELLO

Il 9 ottobre 1963 è nella memoria di molti, come la tragedia del Vajont, perché quella stessa sera ci furono 1910 vittime di cui 400 mai ritrovate. Tutto cominciò negli anni Venti quando vi fu la volontà di creare un bacino artificiale sul fiume Vajont destinato a convogliare l’acqua alla centrale elettrica di Soverzene. Ai tempi era la più alta diga costruita al mondo, composta da un doppio arco, un capolavoro di ingegneria alta 260 metri che ancora oggi è visibile, ma, ad essere sotto la vista di chi va a visitarla, è anche quello che resta del Monte Toc.

Nel 1957 iniziò la costruzione della diga per volontà di SADE, l’ente gestore, la direzione dei lavori fu affidata all’ingegnere Carlo Semenza coadiuvato dal geologo Giorgio Dal Piaz. In seguito ad una frana avvenuta nel vicino bacino di Pontesei vennero affidate le indagini geologiche a vari studiosi tra i quali il geologo austriaco Leopold Müller, Edoardo Semenza, figlio dell’ingegnere a capo dei lavori e Franco Giudici.

I tre affermarono che sul Monte Toc era presente una frana antica, già scivolata in epoca preistorica e che, con la creazione della diga e i successivi invasi, questa avrebbe potuto muoversi. La costruzione della diga finì nel 1959, giusto in tempo per la cessione all’ENEL, la nuova società di proprietà statale, ma prima dovevano essere fatti i collaudi. I cittadini capiscono subito che qualcosa non va, ci sono strani boati, frane, fratture sul terreno e scosse di terremoto, ma le preoccupazioni restano inascoltate dalla SADE. Sul Monte Toc si creò una crepa a forma di M lunga circa 2 km, successivamente si staccarono 700.000 metri cubi di roccia che finirono nell’invaso.

Venne disposto lo svaso controllato della diga e i movimenti cessarono quasi del tutto. Negli anni successivi le prove di invaso ripresero, nel settembre del 1963 si decise, ancora, a procedere con lo svaso controllato, ma i movimenti sul Monte Toc non rallentarono.

Sono le 22:39 del 9 ottobre 1963, 270 milioni di metri cubi di roccia si staccano da Monte Toc e, a una velocità di circa 100 km/h cadono nella diga: un’onda ha travolto Casso, un’altra onda Erto, la terza alta circa 50 metri ha scavalcato l’arco della diga per poi travolgere Longarone e i paesi vicini.
Più di 800 abitazioni e circa 200 unità produttive vennero distrutte, il bestiame ebbe una perdita del 30%, 4 km della SS51 e 2km della tratta ferroviaria Belluno-Calalzo non c’erano più. Era il 9 ottobre 1963, un mercoledì in cui molti tifosi erano con gli occhi incollati a quella finale di Coppa tra Real Madrid e Glasgow Rangers, ma questa data ricorderà per sempre una delle più grandi tragedie avvenute per mano dell’uomo.