Settembre 26, 2024

di FEDERICO BETTUZZI

Terme ma non solo: ad Abano si fondono storia, cultura ed una insospettabile passione per la buona tavola. Come una nota pubblicità, a volte basta un semplice nome per immaginare tutto il resto.
Ed Abano quasi non richiederebbe il suffisso “Terme” se non fosse obbligata dalla toponomastica italiana: è sufficiente pronunciare quel nominativo, il primo nell’elenco alfabetico dei Comuni italiani, per immaginare la placida calma, le acque calde termominerali, le cure con i celeberrimi fanghi, il benessere che ogni visitatore sogna di trovare.
Abano non delude mai le aspettative, dall’epoca romana ai giorni nostri ha sempre accolto numerose e differenti personalità bisognose di cure per diversi tipi di malanni, riservando a ciascun

INGRESSO ALLE SORGENTI MONTIRONE AD ABANO TERME, OPERA DI GIUSEPPE JAPPELLI

turista un trattamento regale. E tanto basterebbe per tratteggiare in breve la cittadina alle porte di Padova, che ogni anno richiama una media di 250mila visitatori attirati dalla qualità dei trattamenti e dalla fama del luogo.
Ma Abano Terme ed i suoi dintorni riservano molto di più, tanto al visitatore giornaliero quanto a chi predilige un soggiorno di maggior durata nelle strutture. Storia, cultura ed altre piccole gioie si mescolano tra le passeggiate pedonali e le brevi escursioni in punti d’interesse limitrofi.

IL CLASSICISMO, DAI ROMANI A JAPPELLI

Abano deve il suo nome alla dominazione romana, punteggiata da tanti nomi illustri. Secondo la tradizione, lo storico Tito Livio sarebbe nato proprio qui al pari dei poeti Gaio Valerio Flacco e Lucio Arrunzio Stella. Le cronache latine di Plinio il Vecchio, di Marziale, di Svetonio, Cassiodoro, Claudiano e dello stesso Tito Livio sono ricche di riferimenti alla Fonte di Aponus, il dio delle acque termali. Presso la cultura romana classica, le terme ricoprivano un’importanza particolare per ogni strato della società garantendo la possibilità sia di rinfrancarsi dalle fatiche che di curare alcuni malesseri. L’affluenza di cittadini romani, dall’Urbe così come dai municipi circostanti (Altino, Treviso, Padova, Este) per la presenza delle fonti idriche miracolose fu tale che persino l’imperatore Tiberio volle sfruttarle come vaticinio: in attesa di recarsi alla guerra contro gli Illiri nell’attuale Croazia, il successore di Augusto chiese un responso al tempio collocato in Abano e, ottenuta risposta a lui favorevole sull’esito della spedizione militare, secondo Svetonio lanciò dei dadi d’oro nella fontana. Dopo il brusco abbandono dovuto agli esiti della disgregazione dell’Impero Romano d’Occidente, si dovette attendere il XIII secolo per rivedere fiorire Abano, che nel frattempo aveva dato i natali al celebre Pietro d’Abano, alchimista e filosofo nonché ottimo conoscitore dell’esoterismo arabo e dei Sufi.
Superata l’epoca dei Comuni col dominio della Serenissima, le terme ripresero la loro antica importanza tanto che Carlo Goldoni vi ambientò il dramma giocoso “I Bagni d’Abano”.
L’impulso neoclassico toccò però l’apice in seguito alla caduta di Venezia e nel periodo del Lombardo-Veneto. Le famiglie ebraiche Trieste (che avrebbe dato il nome al conosciuto hotel), Luzzatti (da cui sarebbe emerso il celebre economista Luigi), Sacerdoti e Sette intervennero rilevando le proprietà della nobiltà veneziana, interpellando il celebre architetto Giuseppe Jappelli per una radicale ristrutturazione. Il geniale artista, che in seguito avrebbe realizzato autentici capolavori a Padova quali il giardino Treves ed il Caffè Pedrocchi, si sbizzarrì nella zona del colle Montirone dove canalizzò le acque con un impianto dotato di vasca ellittica, predispose dei serbatoi circolari, adornò gli edifici di colonnati di taglio dorico e corinzio e, per la visita dell’imperatore d’Austria Francesco I, fece erigere una colonna celebrativa ancora oggi visibile. I lasciti architettonici di Jappelli rappresentano un’eredità importante, tanto che le recenti riqualificazioni hanno consentito l’apertura di spazi espositivi all’interno delle antiche terme: la Galleria Comunale, la Pinacoteca con la collezione Bassi-Ratgheb ed il Museo Civico oggi implementano il ricco passato del Montirone e costituiscono una valida tappa per i visitatori, ben oltre i semplici trattamenti salutari.

LE MEMORIE DELLA GRANDE GUERRA

Abano lega il proprio nome anche agli eventi bellici del primo conflitto mondiale. Se l’armistizio del 4 novembre 1918 fu firmato a Villa Giusti, poco oltre il confine comunale con Padova, occorre ricordare che lo Stato Maggiore del generale Armando Diaz comprendente i futuri marescialli d’Italia Pietro Badoglio e Ugo Cavallero era locato nell’Hotel Trieste (oggi Grand Hotel Trieste&Victoria); lì il futuro presidente Giovanni Gronchi stilò la bozza del Bollettino della Vittoria, diffuso in seguito al successo militare nella battaglia di Vittorio Veneto. E sempre in quelle stanze trovò alloggio temporaneo Gabriele D’Annunzio, poeta e letterato nonché soldato che, durante il suo soggiorno, ideò la Beffa di Buccari ed il raid aereo su Vienna.
Proprio quest’ultima azione è ricostruita poco distante da Abano, in un polo espositivo che cattura l’attenzione dei visitatori.
Il Museo dell’Aria e dello Spazio a Due Carrare è infatti ricavato nella tenuta appartenuta al conte Cesare Zaborra che ospitò volentieri D’Annunzio ed i suoi ufficiali della “Squadriglia Serenissima”. Se all’esterno del castello-museo di San Pelagio è visibile il campo d’aviazione da cui decollarono gli S.V.A. che il 9 agosto 1918 sorvolarono la capitale austriaca lanciando volantini stampati proprio ad Abano, in una delle stanze dell’edificio è ricostruita la sala delle riunioni adoperata da D’Annunzio e dai suoi ufficiali. Il museo presenta numerose chicche storiche e tecniche, con saloni dedicati alle intuizioni di Leonardo Da Vinci, ai fratelli Montgolfier, ai dirigibili ed alle Frecce Tricolori. All’esterno, oltre ad una piccola collezione di aeromobili d’epoca, è possibile ammirare un eccezionale orto botanico provvisto di varie tipologie di flora (compresi alberi ultracentenari) oltre a ben tre labirinti dedicati al mito del Minotauro e di Icaro, a D’Annunzio ed all’Africa quale culla dell’umanità.


IL PIACERE DELLA TAVOLA

Ma Abano e dintorni non rappresentano soltanto tappe per le cure termali o per la riscoperta di storie e tradizioni più o meno antiche. Il soggiorno può risultare ancor più piacevole se accompagnato tanto dalla qualità delle strutture alberghiere quanto dalle licenze concesse da una cucina sempre più ricercata.
La tradizione, erede di quella veneziana, ripropone in zona alcune pietanze tipiche, dai Risi e Bisi al baccalà nelle sue varie declinazioni, passando per la cacciagione (tordi, quaglie) da servire in salmì o arrosto con la polenta sino alle rivisitazioni locali di piatti tipicamente veneti.
La pasta e fagioli ad esempio è qui proposta con i legumi che provengono dal Bellunese, precisamente da Lamon, un IGP veneto conosciuto in tutto il mondo. Ed i bigoli, la tipica pasta lunga che a Venezia e Treviso si gusta principalmente con la cosiddetta “salsa” (un sugo a base di cipolle ed acciughe dissalate), sono proposti col ragù bianco d’anatra per un sapore ugualmente forte e deciso ma dai toni assolutamente differenti.
Per esplorare degnamente la cucina del territorio termale, una tappa consigliata è rappresentata dall’Antica Trattoria Ballotta.
Foriero di una tradizione di oltre quattro secoli, questo locale storico ha avuto una lunga evoluzione, fungendo anche da locanda e da stazione di posta – fu nominata da Giacomo Casanova nella “Histoire de ma vie” e pare che tra i primi clienti abbia avuto persino Galileo Galilei, che insegnava nella vicina Padova.
Difendendo la stagionalità nei propri menù, alla Ballotta elaborano le verdure del periodo accoppiandole al baccalà, ai gamberi, ai salumi dei Colli Euganei per degli antipasti golosi; i bigoli rigorosamente fatti in casa, così come gli gnocchi ed i ravioli di mare sono delle chicche al pari delle proposte di carne e di pesce, al forno o alla griglia; tra i dolci, non si può davvero resistere alle tentazioni di dessert al cucchiaio preparati seguendo antiche ricette (il tiramisù) o delle frolle sempre fatte in casa.
Perché una vacanza, anche se termale, non è completa se il palato non è giustamente soddisfatto.

DOVE DORMIRE:

-Grand Hotel Trieste&Victoria***** (via Pietro d’Abano 1, Abano Terme): si respira la storia più antica del polo termale, tra la hall e le stanze di questo lussuosissimo hotel.
Punto di riferimento per ospiti di rilievo, il Trieste&Victoria dietro la facciata in stile Belle Époque riserva camere e suite di altissimo livello, una struttura termale completa, quattro differenti piscine, palestre, saune e percorsi Kneipp.

-Hotel Venezia**** (via Valerio Flacco 42, Abano Terme): struttura storica, in stile anni ’30, vanta 75 anni di assoluta eccellenza. Le terme interne alla struttura sono di qualità Superior, con pacchetti di trattamenti personalizzati; le piscine, interne ed esterne, sono provviste di acque termali; il centro wellness è completo di ogni struttura e la cucina è curata da grandi chef.

-Hotel Ariston Molino Buja**** (via Augure 5, Abano Terme): la famiglia Buja, titolare dal 1938, garantisce la massima efficacia delle cure termali condotte all’interno della struttura, oltre che una grandissima attenzione al cliente. Struttura storica, durante la Grande Guerra l’hotel fu stamperia ufficiale dei bollettini dello Stato Maggiore italiano; da allora ha mantenuto un gusto classico ed elegante negli arredi senza rinunciare all’innovazione nel servizio e nella cucina.

DOVE MANGIARE:

-Antica Trattoria Ballotta (via Romana 57, Torreglia): tradizione, cultura del cibo, piatti classici e rivisitati. Una autentica delizia per il palato in un locale aperto sin dal 1605 e che ha avuto ospiti illustri. Tutti pienamente soddisfatti.

-Agriturismo Alto Venda (via Sassoni 26, Cinto Euganeo): su una terrazza ricavata nel più alto e maestoso dei Colli Euganei, propone una cucina a chilometro zero con prodotti locali. Compreso il gambero di fiume, allevato in loco.

-Ristorante Miravalle (via Castello 22, Montegrotto Terme): immerso tra ulivi e vigneti, ai piedi di un’antica villa, questo locale offre una cucina d’alto livello con particolare attenzione alle intolleranze alimentari. Meravigliosa la proposta per i cocktail pre e after dinner.