Dicembre 30, 2024

San Candido: Borgo incantato nell’Alta Val Pusteria

Tra relax, natura, sport, salute e divertimento per le famiglie

di FEDERICO BETTUZZI

Il profilo inconfondibile delle sue architetture è l’ideale soggetto delle cartoline da montagna.
La sua passeggiata pedonale richiama flussi di turisti in ogni stagione dell’anno, alla ricerca di un oggetto di artigianato o di un capo di moda.
Le sue chiese ne rappresentano ancora oggi le radici di nucleo religioso storico nella zona.
I profumi delle cucine che si mescola all’aria frizzante di montagna catturano chiunque. Parliamo di San Candido, ultimo Comune italiano in Val Pusteria prima del valico confinario di Prato alla Drava: terra dalla storia complessa e affascinante che oggi, dopo oltre un secolo dalla Grande Guerra e dalla conseguente annessione all’Italia, si presenta come un piccolo gioiello paradisiaco per i turisti che, d’estate come d’inverno, la eleggono a propria meta ambita per una vacanza.
Le origini del Comune che porta il nome tedesco di Innichen – dalla radice latina “India”; San Candido fu il toponimo prescelto da Ettore Tolomei dopo una ricerca basata sulle tradizioni ladine nella vicina Badia – sono antichissime.
Si parte dall’alpeggio Sexta situato ai piedi delle montagne per passare attraverso la vecchia strada romana che portava ad Aguntum (l’attuale Lienz, nel Tirolo Orientale austriaco); le invasioni barbariche portarono in zona nuovi equilibri ma anche una spinta decisiva alla evangelizzazione con la nascita dei primi conventi.
Col duca Tassilo, San Candido divenne un centro medievale di attrazione soprattutto per i mercanti di bestiame e di alimentari, condizione mantenuta sino al XIV secolo quando le frizioni tra Venezia, la Contea di Gorizia e la nobiltà tedesca del Tirolo depotenziarono questa funzione.
Alla fine del XIX secolo, con l’arrivo della ferrovia e la scoperta delle capacità curative delle acque minerali, San Candido conobbe una nuova, potente espansione economica frenata dalla Grande Guerra. Al termine del conflitto il Comune era destinato geograficamente all’Austria, trovandosi al di là dello spartiacque Rienza/Drava, ma per ragioni strategiche fu compreso assieme ai vicini territori di Sesto Pusteria nel computo delle cessioni all’Italia.
La ripresa turistica, inizialmente difficoltosa e poi sempre più rapida, ha attirato in zona diverse tipologie di visitatori: al fianco degli sportivi che approfittano della ciclabile verso Lienz d’estate, dei percorsi escursionistici, delle piste di discesa del complesso Baranci/Haunold e del rinomato Acquapark, ci sono altre categorie di turisti tra cui gli amanti dell’arte e dell’artigianato, le famiglie che trovano in San Candido il luogo ideale per il relax e di svago per i più piccoli, gli appassionati della buona tavola che possono soddisfare il loro palato nei migliori locali (rifugi compresi) e i modaioli che, nelle botteghe del centro, possono rinnovare il proprio guardaroba senza rinunciare al connubio tra lusso, qualità e praticità.

AI PIEDI DEL GIGANTE

L’orizzonte meridionale di San Candido, ammirabile dalla piazzetta prospiciente la chiesa barocca di San Michele, è dominato dal gruppo montuoso che d’estate riserva i propri riverberi d’argento e d’inverno s’imbianca del manto più candido. Se la traduzione italiana “Rocca dei Baranci” premia le fioriture delle piante di pino mugo presenti oltre duemila metri di quota, l’appellativo originale tedesco di Haunold è dovuto alla leggenda di un gigante. Secondo la vulgata locale, anticamente la montagna era un essere titanico che fungeva da manovale, da pastore delle greggi in alpeggio e da difensore della sua gente.
Il piccolo Huno bevve inavvertitamente da una fonte magica e crebbe a dismisura; quando dal Tirolo giunse un’orda di invasori capeggiata dal gigante Hauno, Huno si schierò con i pusteresi e sconfisse in una lotta a mani nude Hauno. In seguito Huno decise di aiutare i suoi compaesani a costruire gli edifici più complessi della cittadina, a cominciare dalle chiese e dal convento. Divenuto guardiano del bestiame, iniziò a richiedere esosi pagamenti quotidiani a fattori che, stanchi di dover mantenere il gigante, organizzarono una trappola. Huno cadde nel tranello e morì precipitando in un burrone. Il suo spirito, trasformatosi in roccia, divenne la montagna dominante sopra l’abitato a perenne monito per i suoi concittadini.
Leggende a parte, se oggi la meravigliosa montagna è un richiamo per i rocciatori e (d’inverno) per sciatori e appassionati di snowboard che possono usufruire degli impianti di risalita e del rifugio in quota, in un tempo lontano e ormai dimenticato sul lato orientale della montagna sorgevano i Bagni di San Candido. Nel periodo della Belle Ėpoque le cure termali conobbero una incredibile popolarità e la presenza in zona di diverse fonti benefiche indusse l’industria del turismo locale a scommettere pesantemente sul fenomeno.
In una radura circondata dai larici e dagli abeti vennero edificati gli edifici dei Bagni, un complesso monumentale capace di ospitare centinaia di turisti facoltosi (soprattutto membri dell’alta borghesia e dell’aristocrazia viennese) che sfruttavano la bella stagione per purificare l’organismo.
La Grande Guerra purtroppo colpì duramente la zona, gli edifici adibiti a caserme per i soldati soffrirono i danni di alcuni colpi di artiglieria e, dopo l’armistizio, nessun albergatore volle riprendere l’attività accollandosi i costi delle riparazioni e delle concessioni statali. In più di un secolo i Bagni sono divenuti un’attrazione per gli escursionisti che devono limitarsi ad osservare le strutture, fatiscenti e in costante ma lenta fase di crollo.
La consolazione è rappresentata dalle fontane ancora funzionanti e accessibili da cui si può attingere per assaporare le acque curative: gelide, con retrogusto ferroso o solforoso, sono indicate per la cura di numerosi disturbi del fegato, dell’intestino e del pancreas.

IL CASTELLO DA CACCIA (JAGDSCHLÖSSL)

A PASSEGGIO TRA IL CENTRO
E I DINTORNI

La zona pedonale di San Candido, dal convento dei Francescani sino alla Collegiata e alla vecchia locanda della posta (oggi un residence con un ricco negozio di souvenir), è un must per il visitatore.
Così come l’altra area shopping ricavata alcuni anni fa dal restauro di un isolato abbandonato, in cui trova spazio l’emporio del conservatorificio locale Senfter assieme a negozi di alimentari e di moda oltre all’immancabile bistrò. Il ritrovo ideale per l’aperitivo è il lounge del Post Hotel, un locale che per qualità del servizio, gusto negli arredi e ricercatezza dei drink potrebbe tranquillamente far concorrenza ai migliori roof garden di New York: qui è possibile gustare un Manhattan secondo l’antica ricetta, un Mint Julep o il Vesper Martini creato da Ian Fleming.
Per chi invece è amante delle curiosità, all’ombra delle salite di Costa Nosellari (il monte verde a nord che prende il nominativo dalle tante piante di nocciole selvatiche presenti) sorge l’atipico Jagdschlössl, un casino di caccia ricavato sui resti di una vecchia fortificazione. Questa dimora nobiliare, al cui interno è custodita una ricca collezione di animali rari impagliati, venne realizzata su ordine di Pietro d’Acquarone, ministro della Real Casa, che a partire dagli anni ‘20 divenne assiduo frequentatore di San Candido.
Dalla parte opposta della vallata, raggiungibili a piedi, in bici (d’estate) o con gli sci da fondo (d’inverno) ci sono le sorgenti della Drava, un luogo in cui nasce uno dei fiumi più belli e incontaminati dell’Europa Centrale.
Nei pressi del percorso che conduce alla centrale di teleriscaldamento si incappa anche nei manufatti del Vallo Alpino, un gruppo di fortificazioni costruite negli anni ‘30 e utilizzate fino al crollo del Muro di Berlino: i più curiosi potranno trovare bunker, postazioni di avvistamento, un fossato anticarro e, lungo la statale, persino un vecchio carro Sherman che un tempo era immerso in una vasca di cemento con funzione di fortino.
Per chi invece è tentato dal voler dare un’occhiata al Tirolo Orientale che dista pochi chilometri di distanza da San Candido, oltre alla ciclabile estiva la soluzione green è rappresentata dai treni della Provincia Autonoma di Bolzano che, in collaborazione con ÖBB, fornisce un servizio di costante collegamento. In meno di un’ora si raggiunge Lienz, capoluogo della regione e città che riserva diverse sorprese, dal golf club a 18 buche al castello visitabile. Lungo il percorso non può mancare una golosa sosta a Heinfels, sede della fabbrica della Loacker dove grandi e piccini possono deliziarsi assaggiando i prodotti di pasticceria a base di cialde e di creme. Una goduria per tutti oltre che un’occasione di svago grazie ai laboratori creativi che permettono di creare il proprio wafer partendo dagli alimenti basilari. Insomma, una scusa piacevole per una gita nel mondo dei dolciumi.